Ritorno agli attentati suicidi: l'appello di Hamas ai residenti della Cisgiordania e il tormento degli israeliani
- Israel Unfolded
- 24 ott 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 31 ott 2024
Khaled Mashal, il leader delle operazioni esterne di Hamas, ha recentemente invitato i "residenti della Cisgiordania" a "tornare agli atti di sacrificio per Allah" in un discorso tenuto a Istanbul alla fine di agosto 2024.

Screenshot di due articoli di due testate giornalistiche che analizzano l'appello di Hamas ai residenti della Cisgiordania di tornare agli attentati suicidi. Scaricati il 7 settembre 2024.
Cosa significano gli attentati suicidi per gli israeliani?
Durante la Seconda Intifada, gli attentati suicidi divennero una tattica devastante utilizzata dai gruppi terroristici per colpire gli israeliani. Questo periodo di intenso conflitto israelo-palestinese durò dal 2000 al 2005, iniziando con un'ondata di violenza palestinese dopo la visita del leader del Likud, Ariel Sharon, al Monte del Tempio a Gerusalemme. Questa visita fu vista come un tentativo di affermare il controllo israeliano sul sito, coincidente con il summit di Camp David, mirato a raggiungere un accordo di pace finale tra Israele e i palestinesi.
Il conflitto, che proseguì fino a settembre 2005, vide i kamikaze palestinesi colpire sempre più frequentemente i civili israeliani con esplosivi potenti. Questo provocò la morte di oltre 1.000 israeliani e migliaia di feriti. In rappresaglia, più di 2.000 palestinesi furono uccisi in quei cinque anni, in gran parte a causa dell'uso di scudi umani da parte dei terroristi.
Ancora oggi, gli attentati suicidi rimangono radicati nella mente degli israeliani e sono associati a un periodo di intensa paura nella loro storia, che temono profondamente di rivivere.
Definizioni di base di terrorismo e minacce alla sicurezza:
Comprendere il terrorismo è fondamentale per coglierne la natura e le caratteristiche. Non esiste una definizione universale, ma è generalmente riconosciuto come violenza intenzionata a instillare paura e panico in un gruppo specifico di persone. Vari studiosi e governi lo interpretano in modi diversi.
Le caratteristiche del terrorismo variano in base a fattori come le condizioni geografiche ed economiche della regione, e sono spesso contraddistinte da violenza estrema, come gli attentati suicidi, mirati a danneggiare un gruppo particolare. Motivati da ragioni ideologiche, politiche o religiose, i terroristi conducono attacchi che rientrano in due categorie: attacchi suicidi, dove gli attentatori sacrificano la propria vita per la causa, e attacchi convenzionali, come sparatorie e accoltellamenti. Le minacce terroristiche influenzano significativamente la sicurezza di uno Stato, interrompendo l'ordine sociale e creando caos.
Gli attentati suicidi: atti estremisti
Il terrorismo suicida è strettamente legato al radicalismo religioso, sebbene possa anche promuovere movimenti ideologici. Comprendere la psicologia e le condizioni sociali degli individui coinvolti è cruciale per affrontare questa violenza e sviluppare strategie antiterrorismo efficaci.
Gli attentatori coinvolti nel terrorismo suicida credono che la loro morte sia necessaria per avanzare la propria causa, interpretando le loro azioni come l'unico modo per raggiungere i loro obiettivi. Il terrorismo suicida motivato dalla religione viene spesso giustificato con il martirio in nome di Allah, noto come "Istishhad," considerato un comando divino basato su testi sacri o insegnamenti religiosi.
Gli studiosi suggeriscono che i profili psicologici dei terroristi suicidi differiscono da quelli degli individui con tendenze suicide tradizionali. Agiscono con motivazioni stoiche, vedendo la loro morte come un obbligo verso la comunità. Ciò è influenzato dall'indottrinamento, che glorifica il martirio, e da condizioni sociali avverse come povertà e oppressione, come notato da ricercatori come Post et al. I gruppi terroristici utilizzano il terrorismo suicida come tattica per raggiungere i propri scopi, specialmente quando si trovano ad affrontare forze superiori. Pape evidenzia una forte correlazione tra il terrorismo suicida e l'occupazione militare da parte di forze opposte.
Il caso dell'attentato al ristorante Sbarro
L'attentato al ristorante Sbarro a Gerusalemme, il 9 agosto 2001, durante la Seconda Intifada, esemplifica chiaramente un attacco suicida. Fu pianificato meticolosamente da due terroristi di Hamas, Izzedine al-Masri e Ahlam Tamimi, che fecero entrare una bomba nascosta in una chitarra nella pizzeria, uccidendo 16 civili e ferendo 130 persone.
Analizzando le motivazioni dietro questo attentato suicida, possiamo osservare:
Contesto politico e sociale: Entrambi i terroristi provenivano dai Territori Palestinesi e avevano vissuto il conflitto e la presenza costante dell'IDF. Queste esperienze alimentarono il desiderio di vendetta, in un contesto in cui azioni estreme erano sostenute come forma di rappresaglia.
Indottrinamento religioso: Le affiliazioni religiose radicali giocano un ruolo cruciale nel motivare gli attentatori a compiere attentati suicidi, vedendo il martirio come un atto eroico in onore della loro causa. Il legame di Izzedine al-Masri con Hamas e le sue forti convinzioni religiose supportano questa visione.
Elementi personali e psicologici: Le perdite personali a causa del conflitto possono alimentare sentimenti di vendetta. Gli individui che hanno affrontato tali tragedie possono vedere negli atti estremi un modo per ottenere redenzione personale e onore nella loro comunità, specialmente quando influenzati da gruppi terroristici che presentano gli attentati suicidi come un mezzo per ottenere una ricompensa eterna.
L'attuale appello di Hamas ai residenti della Cisgiordania a tornare agli attentati suicidi instilla un profondo senso di paura e disagio tra gli israeliani, che sono acutamente consapevoli della possibilità di essere attaccati improvvisamente in qualsiasi momento durante le loro attività quotidiane: paura di prendere l'autobus, paura di camminare nelle strade centrali affollate, paura di andare nei luoghi di culto durante le festività e paura di camminare con le cuffie.
Questa è una realtà che non è mai stata dimenticata e che è rimasta una paura latente nella mente degli israeliani per vent'anni, una paura che nessuno vuole rivivere.
Comments